Matteo Diego Scarcella

Prima di tutto, congratulazioni per la tua ammissione alla Hochschule di Stoccarda! Come ti senti riguardo a questo traguardo?
Mi sento ancora incredulo perché, fino a prima di ricevere la notizia di essere passato, non ero soddisfatto del mio esame ed ero convinto di dover ritentare l'audizione per il prossimo semestre, quindi ancora sto metabolizzando quello che è successo. Sicuramente in questo momento provo molta gratitudine, insieme ad un certo senso di responsabilità per il percorso che mi attende.
Parlaci del tuo percorso di studi
Il mio percorso è sempre stato e continua ad essere inusuale e per certi versi travagliato. Per molto tempo infatti non è stato il flauto, o la musica "classica" di per sé, ad essere al centro dei miei interessi musicali, la priorità è arrivata attraverso una maggiore consapevolezza acquisita con il tempo.
Ho avuto il primo approccio alla musica con la chitarra, solo uno o due anni dopo mi sono avvicinato al flauto, studiando entrambi gli strumenti alle scuole medie. All'inizio della terza media ho cominciato il mio percorso al conservatorio “F. Cilea" di Reggio Calabria e fino alla fine dei 6 anni di preaccademico, nonostante studiassi flauto, ero ancora indeciso tra quale dei due strumenti scegliere come "principale" e con quale proseguire gli studi. Intanto cominciavo timidamente a movere i primi passi da autodidatta con il sassofono e con la musica jazz, giusto per complicarmi ancora di più la vita. Alla fine ha vinto il flauto, e da lì mi ci sono appassionato e dedicato sempre di più, grazie anche alle lezioni del M° Alessandro Carere e i corsi all'Accademia Flautistica di Reggio Calabria, che ho cominciato a frequentare durante il triennio. Da quel momento ho cominciato a dare priorità al flauto e a prendere più seriamente in considerazione l'idea di provare a diventare un flautista di professione. Ho concluso gli studi al conservatorio di Reggio nel 2021 con il M° Davide Chiesa, dopodiché ho continuato gli studi frequentando il biennio di flauto jazz al conservatorio "G. Frescobaldi di Ferrara", e contemporaneamente l'accademia "L. Perosi" di Biella, studiando con il M° Davide Formisano, concludendo i due bienni a Febbraio di quest'anno, entrambi con lode e menzione.
Nel frattempo ho smesso con la chitarra, ma continuo a studiare il sassofono, con il quale mi esibisco regolarmente, assieme al flauto, in diversi contesti nell'ambito della musica jazz e delle musiche attuali.
Come hai preparato l’esame di ammissione?
Il grosso del lavoro che ho fatto sui brani prima dell'audizione a Stoccarda me lo portavo dietro dal periodo del diploma presso l’Accademia Perosi, durante il quale per ogni brano, frase per frase, mi registravo e mi riascoltavo di pari passo per avvicinarmi il più possibile ad una mia idea di come ogni frase potesse funzionare nel modo migliore (colori, dinamica, fraseggio, articolazione) ed allo stesso tempo cercando di seguire il più possibile le indicazioni del Maestro Formisano, riascoltando le registrazioni delle lezioni che avevo frequentato in accademia su quegli stessi brani.
È stato un approccio meticoloso che in realtà non avevo sperimentato molto in precedenza, ma credo che in futuro lavorerò più spesso con questa attenzione e metodo.
Cosa hai dovuto preparare per l’esame di ammissione?
Per l'esame erano richiesti tre brani a scelta appartenenti a tre epoche diverse, più dei passi orchestrali scelti dalla commissione. Ho scelto il Concerto in Re maggiore di Mozart K. 314, la sonata per violino (adattata per flauto) in La maggiore di C. Franck, e la sonatina di P. Sancan. Ho scelto un repertorio simile a quello del mio ultimo esame di diploma sostenuto all'Accademia Perosi pochi mesi fa, quindi ho avuto la fortuna/sfortuna di poter stare sugli stessi brani per molto tempo.
Quali sono le tue aspettative per il futuro ora che sei stato ammesso?
In generale cerco sempre di non farmi aspettative prima di un percorso, ma è bastato stare poche ore alla Hochschule di Stoccarda per farmi un'idea di quante possibilità possa offrire un luogo del genere, perciò non posso che essere eccitato per questi due anni che mi attendono.
Hai dei progetti particolari che vuoi realizzare o settori in cui vuoi concentrarti?
Una volta arrivato lì ho intenzione di impegnarmi il più possibile e di dare assoluta priorità al mio percorso flautistico, soprattutto dopo questi due anni in cui (comunque studiando molto e dandomi parecchio da fare) ho dedicato molto tempo allo studio del jazz, e a progetti musicali legati a questo tipo di musica. Cercherò di studiare più repertorio possibile, approfondire di più lo studio della letteratura contemporanea per flauto, e di mettermi alla prova di più con concorsi ed audizioni.
Hai qualche consiglio da dare ai giovani musicisti
Non so se sono nella posizione di dare consigli a qualcuno ma quello che posso dire è che durante questi anni (nonostante molti non fossero d'accordo) le cose che mi hanno aiutato maggiormente sono state la curiosità e la passione per tutti i tipi di musica. Ascoltare e suonare tanta musica di tanti generi e stili completamente diversi tra di loro mi ha permesso di non perdere mai la motivazione e la voglia nel cercare sempre di migliorarmi e di trovare nuovi stimoli, dandomi forse una versatilità che altrimenti non avrei acquisito.
Quindi cercare di tenersi molto aperti e fidarsi del proprio gusto musicale credo sia la strada giusta da percorrere, o almeno quella che funziona per me.
Mi sento ancora incredulo perché, fino a prima di ricevere la notizia di essere passato, non ero soddisfatto del mio esame ed ero convinto di dover ritentare l'audizione per il prossimo semestre, quindi ancora sto metabolizzando quello che è successo. Sicuramente in questo momento provo molta gratitudine, insieme ad un certo senso di responsabilità per il percorso che mi attende.
Parlaci del tuo percorso di studi
Il mio percorso è sempre stato e continua ad essere inusuale e per certi versi travagliato. Per molto tempo infatti non è stato il flauto, o la musica "classica" di per sé, ad essere al centro dei miei interessi musicali, la priorità è arrivata attraverso una maggiore consapevolezza acquisita con il tempo.
Ho avuto il primo approccio alla musica con la chitarra, solo uno o due anni dopo mi sono avvicinato al flauto, studiando entrambi gli strumenti alle scuole medie. All'inizio della terza media ho cominciato il mio percorso al conservatorio “F. Cilea" di Reggio Calabria e fino alla fine dei 6 anni di preaccademico, nonostante studiassi flauto, ero ancora indeciso tra quale dei due strumenti scegliere come "principale" e con quale proseguire gli studi. Intanto cominciavo timidamente a movere i primi passi da autodidatta con il sassofono e con la musica jazz, giusto per complicarmi ancora di più la vita. Alla fine ha vinto il flauto, e da lì mi ci sono appassionato e dedicato sempre di più, grazie anche alle lezioni del M° Alessandro Carere e i corsi all'Accademia Flautistica di Reggio Calabria, che ho cominciato a frequentare durante il triennio. Da quel momento ho cominciato a dare priorità al flauto e a prendere più seriamente in considerazione l'idea di provare a diventare un flautista di professione. Ho concluso gli studi al conservatorio di Reggio nel 2021 con il M° Davide Chiesa, dopodiché ho continuato gli studi frequentando il biennio di flauto jazz al conservatorio "G. Frescobaldi di Ferrara", e contemporaneamente l'accademia "L. Perosi" di Biella, studiando con il M° Davide Formisano, concludendo i due bienni a Febbraio di quest'anno, entrambi con lode e menzione.
Nel frattempo ho smesso con la chitarra, ma continuo a studiare il sassofono, con il quale mi esibisco regolarmente, assieme al flauto, in diversi contesti nell'ambito della musica jazz e delle musiche attuali.
Come hai preparato l’esame di ammissione?
Il grosso del lavoro che ho fatto sui brani prima dell'audizione a Stoccarda me lo portavo dietro dal periodo del diploma presso l’Accademia Perosi, durante il quale per ogni brano, frase per frase, mi registravo e mi riascoltavo di pari passo per avvicinarmi il più possibile ad una mia idea di come ogni frase potesse funzionare nel modo migliore (colori, dinamica, fraseggio, articolazione) ed allo stesso tempo cercando di seguire il più possibile le indicazioni del Maestro Formisano, riascoltando le registrazioni delle lezioni che avevo frequentato in accademia su quegli stessi brani.
È stato un approccio meticoloso che in realtà non avevo sperimentato molto in precedenza, ma credo che in futuro lavorerò più spesso con questa attenzione e metodo.
Cosa hai dovuto preparare per l’esame di ammissione?
Per l'esame erano richiesti tre brani a scelta appartenenti a tre epoche diverse, più dei passi orchestrali scelti dalla commissione. Ho scelto il Concerto in Re maggiore di Mozart K. 314, la sonata per violino (adattata per flauto) in La maggiore di C. Franck, e la sonatina di P. Sancan. Ho scelto un repertorio simile a quello del mio ultimo esame di diploma sostenuto all'Accademia Perosi pochi mesi fa, quindi ho avuto la fortuna/sfortuna di poter stare sugli stessi brani per molto tempo.
Quali sono le tue aspettative per il futuro ora che sei stato ammesso?
In generale cerco sempre di non farmi aspettative prima di un percorso, ma è bastato stare poche ore alla Hochschule di Stoccarda per farmi un'idea di quante possibilità possa offrire un luogo del genere, perciò non posso che essere eccitato per questi due anni che mi attendono.
Hai dei progetti particolari che vuoi realizzare o settori in cui vuoi concentrarti?
Una volta arrivato lì ho intenzione di impegnarmi il più possibile e di dare assoluta priorità al mio percorso flautistico, soprattutto dopo questi due anni in cui (comunque studiando molto e dandomi parecchio da fare) ho dedicato molto tempo allo studio del jazz, e a progetti musicali legati a questo tipo di musica. Cercherò di studiare più repertorio possibile, approfondire di più lo studio della letteratura contemporanea per flauto, e di mettermi alla prova di più con concorsi ed audizioni.
Hai qualche consiglio da dare ai giovani musicisti
Non so se sono nella posizione di dare consigli a qualcuno ma quello che posso dire è che durante questi anni (nonostante molti non fossero d'accordo) le cose che mi hanno aiutato maggiormente sono state la curiosità e la passione per tutti i tipi di musica. Ascoltare e suonare tanta musica di tanti generi e stili completamente diversi tra di loro mi ha permesso di non perdere mai la motivazione e la voglia nel cercare sempre di migliorarmi e di trovare nuovi stimoli, dandomi forse una versatilità che altrimenti non avrei acquisito.
Quindi cercare di tenersi molto aperti e fidarsi del proprio gusto musicale credo sia la strada giusta da percorrere, o almeno quella che funziona per me.
Marta Lorenza Grieco Premio Gaubert 2023

Cosa hai provato quando hai saputo di aver vinto il concorso?
Non ho subito realizzato, a dir la verità. La stanchezza dopo una giornata intera di prova con pianoforte, attesa, tensione e concentrazione, performance e ancora attesa dei risultati si faceva sentire. Sono stata felice quando è stato annunciato il mio nome per ritirare il premio, ma credo che la piena realizzazione di ciò che era accaduto sia arrivata il giorno dopo, a mente lucida e più riposata. Mi sono davvero goduta quella soddisfazione di aver raggiunto un bel traguardo personale e professionale, nonché il senso di gratificazione dopo tanto studio. È rasserenante vivere momenti del genere durante il proprio percorso perché danno carica e fiducia in sé stessi, oltre che una spinta a fare sempre meglio.
Il momento più memorabile o emozionante durante il concorso?
Sicuramente quello della performance, in particolare della mia amata Fantaisie di Gaubert, brano che ho riscoperto recentemente e che mi emoziona ad ogni ascolto o esecuzione. Sembrerà bizzarro, ma un altro momento che ho vissuto con trepidazione è stato il sorteggio per decretare l'ordine di esibizione dei finalisti. I candidati schierati, la commissione di fronte, una specie di cerimonia ufficiale che dava inizio alla fase finale del concorso: da quel momento c'era solo da giocarsela.
Ritieni ci siano dei fattori chiave che hanno contribuito alla tua vittoria? Credi che esista una strategia principale per distinguersi dagli altri partecipanti?
Non ho mai pensato ad una strategia per vincere un concorso e non credo ne esista qualcuna. Sto solo cercando di sviluppare un modo di suonare personale dettato da idee originali ma ragionate, senza stravaganze ed eccessi creati al solo fine di distinguersi da altri. Credo che la linea guida sia sempre il buon gusto nell'interpretazione -supportato senza dubbio da una buona base tecnica-, parametro che matura con il tempo grazie all'ascolto e alla guida dei buoni maestri. Ho sperimentato sulla mia pelle e in più occasioni che comunicare qualcosa di nuovo costruito con criterio e ricerca ripaga con l'approvazione da parte di chi ascolta, ed è a livello personale sicuramente molto più soddisfacente.
C'è stato un momento in cui hai incontrato delle sfide durante il concorso? Se sì, come le hai affrontate? Qual è stata la parte più difficile del percorso del concorso per te e come l'hai superata?
La prima sfida mi si è presentata durante la fase di studio. In particolare dal momento in cui ho saputo di aver superato l'eliminatoria, ho promesso a me stessa un impegno ancora più costante e focalizzato sull'obiettivo. Ho dovuto dunque fare i conti con giornate intere passate fuori casa, lavoro che assorbe tante energie e viaggi che tolgono tempo prezioso, cercando sempre di ricavare spazi almeno per concentrarmi su singoli passaggi, ascoltare incisioni, studiare le partiture o fare esecuzioni dei brani. Ovviamente tutto ciò alternato a sessioni di studio più lunghe e concentrate, senza le quali una buona riuscita della performance non sarebbe stata possibile.
Come se non bastasse, ho scelto poi di complicare ulteriormente la situazione: esattamente dieci giorni prima della finale dal vivo ho acquistato il mio nuovo flauto, da tanto atteso e desiderato, e fin da subito ho pensato che il concorso fosse una buona occasione per inaugurarlo. Nonostante percepissi tutto il potenziale di questo magnifico strumento, soprattutto paragonandolo a quello mio vecchio, totalmente differente, non nascondo che le difficoltà ci sono state poiché a pochi giorni dalla prova ho visto quasi crollare le certezze tecniche che avevo costruito con lo studio e non avere la completa padronanza dello strumento mi ha causato un po' di preoccupazione. È stato un rischio, ma io amo rischiare. E non poteva esserci esordio migliore per me e il mio nuovo flauto se non la conquista di questo bel premio.
Come hai gestito la pressione e le aspettative durante la tua esecuzione?
Quando suono in pubblico cerco di concentrarmi su me stessa, sul lavoro svolto, su ciò che vorrei comunicare. Creo una bolla attorno a me -non una barriera- che mi aiuta a riflettere senza farmi prendere dall'ansia, all'interno della quale posso esprimermi liberamente per poi trasmettere, di conseguenza, qualcosa a chi mi ascolta. Durante le performances non mi ostino a soddisfare le aspettative altrui, questo mi distrarrebbe altamente, ma miro a non distogliere l'attenzione da quell'ideale di esecuzione che mi sono costruita e prefissata. Esigo abbastanza da me stessa e già questo basta a creare in me quella sufficiente pressione che con il tempo ho imparato a gestire e a trasformare in motivazione ed energia positiva.
Conoscevi l’Accademia Flautistica di Reggio Calabria? Cosa ti ha spinto a partecipare al Premio Gaubert??
Conoscevo l'Accademia Flautistica di Reggio Calabria come sede di eventi culturali e attività didattiche solamente attraverso i social. Leggendo del concorso ho subito pensato che fosse un'occasione da cogliere al volo. Viaggio spesso verso mete molto distanti da me per prendere parte a svariate attività musicali, dunque un concorso flautistico relativamente vicino casa era un'opportunità che non andava sprecata. Ancor più perché dedicato ad uno dei più affascinanti compositori che il repertorio flautistico abbia mai conosciuto. Da quando sono entrata in contatto con l'Accademia ho avuto la sensazione di trovarmi in un ambiente serio, professionale, in cui si privilegia il confronto costruttivo alla sterile e malsana competitività. Ormai contesti del genere sono una rarità.
Raccontaci un po' del tuo percorso di studi
Ho iniziato a suonare molto presto e a 10 anni facevo già parte del complesso bandistico del mio paese. Il fatto che avessi un po' di dimestichezza con lo strumento mi ha permesso poi di affrontare il percorso dei tre anni di indirizzo musicale nella scuola secondaria con più consapevolezza e con obiettivi più mirati. In terza media ho superato l'ammissione al Conservatorio "E.R. Duni" di Matera, concludendo il percorso con il massimo dei voti nel 2012, stesso anno degli esami di maturità. Sono tempi che ricordo con tanta nostalgia, in cui il mio Maestro Alessandro Muolo mi ha dato la carica e i mezzi necessari per poter iniziare a progettare il mio futuro con il flauto.
Sono seguiti tre intensi e faticosi anni per conseguire l'abilitazione all'insegnamento dello strumento presso le scuole medie, durante i quali non ho mai voluto smettere di studiare e perfezionarmi nella pratica strumentale. Ho avuto la fortuna di poter frequentare corsi annuali di Maestri di grande calibro come Michele Marasco e Andrea Oliva (Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma), senza dimenticare i percorsi -fatti di severi ma premurosi insegnamenti- sotto la guida dei Maestri Antonio Amenduni (Accademia Italiana del Flauto di Roma), di cui ho sempre ammirato la lettura critica e "scientifica" del testo musicale e la coerenza nelle scelte interpretative cercando di farne il più possibile tesoro, e Rocco Abate, didatta dall'instancabile pazienza e meticolosità, Maestro non solo di flauto e di musica, ma anche di vita.
Dopo anni, la voglia di cambiare aria e di vivere nuove esperienze, musicali e non solo, mi ha portata a Bruxelles, dove ho conseguito con lode il Master di Flauto presso il Koninklijk Conservatorium nel 2020, percorso sfortunatamente terminato in piena pandemia. Qui a guidarmi è stato Frank Hendrickx, Maestro che, come recitano i ringraziamenti finali della mia tesi, mi ha incoraggiata ad addentrarmi ancora più profondamente nello spirito e nel senso della musica e che mi ha aiutata a trovare la libertà di esprimermi attraverso di essa.
Sono davvero tante le Masterclass frequentate e i Maestri -non solo flautisti- incontrati in questi venti anni di vita con lo strumento tra le mani e di una cosa sono da sempre certa e grata: di aver incontrato il Maestro giusto per me al momento giusto, quello che ha saputo capire ciò di cui avessi bisogno in una determinata fase della mia crescita musicale e umana. Penso di essere stata davvero fortunata.
Ritieni sia utile preparare una fase eliminatoria online a un concorso?
Suonare con una videocamera puntata non è mai facile, al suo sguardo e al suo orecchio attenti non sfugge niente. È senz'altro un buon allenamento in quanto abitua a tenere i nervi saldi e a non lasciarsi intimorire, ma soprattutto costringe a riascoltarsi, cosa che, a dir la verità, noi musicisti non amiamo fare. Riascoltarsi deve servire non solo a capire cosa migliorare dal punto di vista tecnico e interpretativo, ma anche ad imparare ad essere severi e critici il giusto con se stessi, a non focalizzarsi esclusivamente sugli aspetti negativi e quindi a non abbattersi, ad accettare la caducità delle esecuzioni, fotografie sempre diverse e irripetibili. Anche in ciò risiede la bellezza dell'arte musicale. Il periodo della pandemia ci ha fornito più occasioni per registrarci -tra lezioni, audizioni e concorsi online-, e sarebbe un peccato perdere ora questo esercizio, la tecnologia può sempre essere una risorsa per colmare le distanze e può fungere da pretesto per metterci alla prova in qualsiasi momento. Ciò che ho percepito più difficoltoso durante questi anni di "takes su takes" è stato sciogliermi di fronte la videocamera eliminando ogni rigidità e la paura dell'errore e dell'imperfezione e aspirando alla naturalezza come si fa durante un concerto. Non è assolutamente facile e ogni volta ci ritorno a lavorare su, ma è un buon esercizio e il positivo è che c'è la possibilità di ripetere e riprovare quante volte si vuole.
Hai qualche consiglio per coloro che aspirano a partecipare al Premio Gaubert?
Come per ogni concorso, sicuramente quello di essere ben preparati tecnicamente e di non trascurare alcun dettaglio durante lo studio. È fondamentale poi lavorare su un'interpretazione che sia coerente con quanto scritto, ma allo stesso tempo personale. Questo per me è sintomo di grande maturità musicale e son convinta che osare senza timore di esporsi al giudizio della commissione ripaghi sempre.
Altro consiglio, forse ovvio, ma è bene sempre ribadirlo, è conoscere alla perfezione anche la parte del pianoforte. In qualsiasi concorso o audizione il tempo per provare con il pianista è davvero limitato, dunque meglio arrivare in prova con idee chiare e precise da poter trasferire facilmente a chi accompagna.
Quest’anno farai parte della giuria cosa pensi di questa opportunità che l’Accademia Flautistica di Reggio Calabria ti propone?
Penso innanzitutto che sia una grande responsabilità. Il livello flautistico generale è molto alto, dunque, dover fare una selezione tra tanti bravi musicisti non sarà facile. È sempre un compito arduo perché si sa che dietro una performance ci sono ore e ore di studio, impegno e sacrifici. Dire di "no" ad alcuni non sarà sicuramente gradevole. Mi auguro comunque che i candidati possano vivere il concorso come un momento di crescita e non come una semplice "sfida", e che siano interessati a confrontarsi e ad ascoltare il parere e i consigli della commissione. Ne avrei piacere, infatti, se il mio compito non si esaurisse semplicemente con l'ascolto e la selezione, ma possa anche essere di supporto alla crescita di giovani flautisti. Detto questo, sono davvero onorata di avere questa opportunità e ringrazio l'Accademia Flautistica di Reggio Calabria per la grande dimostrazione di fiducia nei miei confronti.
Hai dei progetti particolari che vuoi realizzare o settori in cui vuoi concentrarti?
Questo 2024 è partito alla grande poiché mi sono lanciata in un ambito quasi del tutto inesplorato -da me- che è quello della musica contemporanea. Fino a poco tempo fa quasi non credevo di avere il coraggio di accostarmi ad alcune partiture dal linguaggio così complesso, ora invece posso dire di esser fiera di aver intrapreso questo percorso e di stare scoprendo un mondo che sento mi farà crescere tanto. Questo anche perché ho trovato una super guida, la Maestra Alessandra Rombolà, che con il suo carisma e la sua preparazione -nonché con la sua perseveranza da brava didatta- rende ogni lezione stimolante e affascinante. Ringrazio il Maestro Alessandro Carere che ha avuto la brillante idea di avviare questo corso annuale specifico di flauto contemporaneo, tenuto da una figura esperta nel settore, proprio presso l’Accademia Flautistica di Reggio Calabria, assolutamente necessario a chi vuole dedicarsi al repertorio degli ultimi decenni.
Un altro desiderio è quello di riprendere dal cassetto il mio traversiere, il cui studio ho intrapreso durante il biennio a Bruxelles. È uno strumento che necessita molta costanza e dedizione e che purtroppo, per mancanza di tempo, ho dovuto momentaneamente mettere da parte.
Insomma, sarebbe bello lavorare su due fronti, quelli estremi, viaggiare da un capo all’altro attraverso secoli di storia, osservare da dove siamo partiti fino a rincorrere le tendenze musicali così velocemente in evoluzione.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già qualcosa in mente che vorresti realizzare?
Per il futuro mi piacerebbe riuscire ad aprirmi più porte, conoscere diverse realtà musicali, entrare in contatto con tante persone. Ogni nuova esperienza mi arricchisce culturalmente e personalmente, per questo sento la necessità di allargare i miei confini verso nuove opportunità. Dopo tanta attività soprattutto in orchestra, sto riscoprendo la gioia di suonare in varie stabili formazioni da camera, e sarei davvero curiosa di crearne delle altre, scoprirne i colori, le potenzialità, i repertori. E perché no, non mi dispiacerebbe affatto iniziare ad esplorare e ad entrare nell'affascinante e complesso giro della musica contemporanea.
Grazie mille per la tua ispirazione e ancora una volta congratulazioni per la tua vittoria. Ti auguriamo il meglio per il futuro!!
Non ho subito realizzato, a dir la verità. La stanchezza dopo una giornata intera di prova con pianoforte, attesa, tensione e concentrazione, performance e ancora attesa dei risultati si faceva sentire. Sono stata felice quando è stato annunciato il mio nome per ritirare il premio, ma credo che la piena realizzazione di ciò che era accaduto sia arrivata il giorno dopo, a mente lucida e più riposata. Mi sono davvero goduta quella soddisfazione di aver raggiunto un bel traguardo personale e professionale, nonché il senso di gratificazione dopo tanto studio. È rasserenante vivere momenti del genere durante il proprio percorso perché danno carica e fiducia in sé stessi, oltre che una spinta a fare sempre meglio.
Il momento più memorabile o emozionante durante il concorso?
Sicuramente quello della performance, in particolare della mia amata Fantaisie di Gaubert, brano che ho riscoperto recentemente e che mi emoziona ad ogni ascolto o esecuzione. Sembrerà bizzarro, ma un altro momento che ho vissuto con trepidazione è stato il sorteggio per decretare l'ordine di esibizione dei finalisti. I candidati schierati, la commissione di fronte, una specie di cerimonia ufficiale che dava inizio alla fase finale del concorso: da quel momento c'era solo da giocarsela.
Ritieni ci siano dei fattori chiave che hanno contribuito alla tua vittoria? Credi che esista una strategia principale per distinguersi dagli altri partecipanti?
Non ho mai pensato ad una strategia per vincere un concorso e non credo ne esista qualcuna. Sto solo cercando di sviluppare un modo di suonare personale dettato da idee originali ma ragionate, senza stravaganze ed eccessi creati al solo fine di distinguersi da altri. Credo che la linea guida sia sempre il buon gusto nell'interpretazione -supportato senza dubbio da una buona base tecnica-, parametro che matura con il tempo grazie all'ascolto e alla guida dei buoni maestri. Ho sperimentato sulla mia pelle e in più occasioni che comunicare qualcosa di nuovo costruito con criterio e ricerca ripaga con l'approvazione da parte di chi ascolta, ed è a livello personale sicuramente molto più soddisfacente.
C'è stato un momento in cui hai incontrato delle sfide durante il concorso? Se sì, come le hai affrontate? Qual è stata la parte più difficile del percorso del concorso per te e come l'hai superata?
La prima sfida mi si è presentata durante la fase di studio. In particolare dal momento in cui ho saputo di aver superato l'eliminatoria, ho promesso a me stessa un impegno ancora più costante e focalizzato sull'obiettivo. Ho dovuto dunque fare i conti con giornate intere passate fuori casa, lavoro che assorbe tante energie e viaggi che tolgono tempo prezioso, cercando sempre di ricavare spazi almeno per concentrarmi su singoli passaggi, ascoltare incisioni, studiare le partiture o fare esecuzioni dei brani. Ovviamente tutto ciò alternato a sessioni di studio più lunghe e concentrate, senza le quali una buona riuscita della performance non sarebbe stata possibile.
Come se non bastasse, ho scelto poi di complicare ulteriormente la situazione: esattamente dieci giorni prima della finale dal vivo ho acquistato il mio nuovo flauto, da tanto atteso e desiderato, e fin da subito ho pensato che il concorso fosse una buona occasione per inaugurarlo. Nonostante percepissi tutto il potenziale di questo magnifico strumento, soprattutto paragonandolo a quello mio vecchio, totalmente differente, non nascondo che le difficoltà ci sono state poiché a pochi giorni dalla prova ho visto quasi crollare le certezze tecniche che avevo costruito con lo studio e non avere la completa padronanza dello strumento mi ha causato un po' di preoccupazione. È stato un rischio, ma io amo rischiare. E non poteva esserci esordio migliore per me e il mio nuovo flauto se non la conquista di questo bel premio.
Come hai gestito la pressione e le aspettative durante la tua esecuzione?
Quando suono in pubblico cerco di concentrarmi su me stessa, sul lavoro svolto, su ciò che vorrei comunicare. Creo una bolla attorno a me -non una barriera- che mi aiuta a riflettere senza farmi prendere dall'ansia, all'interno della quale posso esprimermi liberamente per poi trasmettere, di conseguenza, qualcosa a chi mi ascolta. Durante le performances non mi ostino a soddisfare le aspettative altrui, questo mi distrarrebbe altamente, ma miro a non distogliere l'attenzione da quell'ideale di esecuzione che mi sono costruita e prefissata. Esigo abbastanza da me stessa e già questo basta a creare in me quella sufficiente pressione che con il tempo ho imparato a gestire e a trasformare in motivazione ed energia positiva.
Conoscevi l’Accademia Flautistica di Reggio Calabria? Cosa ti ha spinto a partecipare al Premio Gaubert??
Conoscevo l'Accademia Flautistica di Reggio Calabria come sede di eventi culturali e attività didattiche solamente attraverso i social. Leggendo del concorso ho subito pensato che fosse un'occasione da cogliere al volo. Viaggio spesso verso mete molto distanti da me per prendere parte a svariate attività musicali, dunque un concorso flautistico relativamente vicino casa era un'opportunità che non andava sprecata. Ancor più perché dedicato ad uno dei più affascinanti compositori che il repertorio flautistico abbia mai conosciuto. Da quando sono entrata in contatto con l'Accademia ho avuto la sensazione di trovarmi in un ambiente serio, professionale, in cui si privilegia il confronto costruttivo alla sterile e malsana competitività. Ormai contesti del genere sono una rarità.
Raccontaci un po' del tuo percorso di studi
Ho iniziato a suonare molto presto e a 10 anni facevo già parte del complesso bandistico del mio paese. Il fatto che avessi un po' di dimestichezza con lo strumento mi ha permesso poi di affrontare il percorso dei tre anni di indirizzo musicale nella scuola secondaria con più consapevolezza e con obiettivi più mirati. In terza media ho superato l'ammissione al Conservatorio "E.R. Duni" di Matera, concludendo il percorso con il massimo dei voti nel 2012, stesso anno degli esami di maturità. Sono tempi che ricordo con tanta nostalgia, in cui il mio Maestro Alessandro Muolo mi ha dato la carica e i mezzi necessari per poter iniziare a progettare il mio futuro con il flauto.
Sono seguiti tre intensi e faticosi anni per conseguire l'abilitazione all'insegnamento dello strumento presso le scuole medie, durante i quali non ho mai voluto smettere di studiare e perfezionarmi nella pratica strumentale. Ho avuto la fortuna di poter frequentare corsi annuali di Maestri di grande calibro come Michele Marasco e Andrea Oliva (Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma), senza dimenticare i percorsi -fatti di severi ma premurosi insegnamenti- sotto la guida dei Maestri Antonio Amenduni (Accademia Italiana del Flauto di Roma), di cui ho sempre ammirato la lettura critica e "scientifica" del testo musicale e la coerenza nelle scelte interpretative cercando di farne il più possibile tesoro, e Rocco Abate, didatta dall'instancabile pazienza e meticolosità, Maestro non solo di flauto e di musica, ma anche di vita.
Dopo anni, la voglia di cambiare aria e di vivere nuove esperienze, musicali e non solo, mi ha portata a Bruxelles, dove ho conseguito con lode il Master di Flauto presso il Koninklijk Conservatorium nel 2020, percorso sfortunatamente terminato in piena pandemia. Qui a guidarmi è stato Frank Hendrickx, Maestro che, come recitano i ringraziamenti finali della mia tesi, mi ha incoraggiata ad addentrarmi ancora più profondamente nello spirito e nel senso della musica e che mi ha aiutata a trovare la libertà di esprimermi attraverso di essa.
Sono davvero tante le Masterclass frequentate e i Maestri -non solo flautisti- incontrati in questi venti anni di vita con lo strumento tra le mani e di una cosa sono da sempre certa e grata: di aver incontrato il Maestro giusto per me al momento giusto, quello che ha saputo capire ciò di cui avessi bisogno in una determinata fase della mia crescita musicale e umana. Penso di essere stata davvero fortunata.
Ritieni sia utile preparare una fase eliminatoria online a un concorso?
Suonare con una videocamera puntata non è mai facile, al suo sguardo e al suo orecchio attenti non sfugge niente. È senz'altro un buon allenamento in quanto abitua a tenere i nervi saldi e a non lasciarsi intimorire, ma soprattutto costringe a riascoltarsi, cosa che, a dir la verità, noi musicisti non amiamo fare. Riascoltarsi deve servire non solo a capire cosa migliorare dal punto di vista tecnico e interpretativo, ma anche ad imparare ad essere severi e critici il giusto con se stessi, a non focalizzarsi esclusivamente sugli aspetti negativi e quindi a non abbattersi, ad accettare la caducità delle esecuzioni, fotografie sempre diverse e irripetibili. Anche in ciò risiede la bellezza dell'arte musicale. Il periodo della pandemia ci ha fornito più occasioni per registrarci -tra lezioni, audizioni e concorsi online-, e sarebbe un peccato perdere ora questo esercizio, la tecnologia può sempre essere una risorsa per colmare le distanze e può fungere da pretesto per metterci alla prova in qualsiasi momento. Ciò che ho percepito più difficoltoso durante questi anni di "takes su takes" è stato sciogliermi di fronte la videocamera eliminando ogni rigidità e la paura dell'errore e dell'imperfezione e aspirando alla naturalezza come si fa durante un concerto. Non è assolutamente facile e ogni volta ci ritorno a lavorare su, ma è un buon esercizio e il positivo è che c'è la possibilità di ripetere e riprovare quante volte si vuole.
Hai qualche consiglio per coloro che aspirano a partecipare al Premio Gaubert?
Come per ogni concorso, sicuramente quello di essere ben preparati tecnicamente e di non trascurare alcun dettaglio durante lo studio. È fondamentale poi lavorare su un'interpretazione che sia coerente con quanto scritto, ma allo stesso tempo personale. Questo per me è sintomo di grande maturità musicale e son convinta che osare senza timore di esporsi al giudizio della commissione ripaghi sempre.
Altro consiglio, forse ovvio, ma è bene sempre ribadirlo, è conoscere alla perfezione anche la parte del pianoforte. In qualsiasi concorso o audizione il tempo per provare con il pianista è davvero limitato, dunque meglio arrivare in prova con idee chiare e precise da poter trasferire facilmente a chi accompagna.
Quest’anno farai parte della giuria cosa pensi di questa opportunità che l’Accademia Flautistica di Reggio Calabria ti propone?
Penso innanzitutto che sia una grande responsabilità. Il livello flautistico generale è molto alto, dunque, dover fare una selezione tra tanti bravi musicisti non sarà facile. È sempre un compito arduo perché si sa che dietro una performance ci sono ore e ore di studio, impegno e sacrifici. Dire di "no" ad alcuni non sarà sicuramente gradevole. Mi auguro comunque che i candidati possano vivere il concorso come un momento di crescita e non come una semplice "sfida", e che siano interessati a confrontarsi e ad ascoltare il parere e i consigli della commissione. Ne avrei piacere, infatti, se il mio compito non si esaurisse semplicemente con l'ascolto e la selezione, ma possa anche essere di supporto alla crescita di giovani flautisti. Detto questo, sono davvero onorata di avere questa opportunità e ringrazio l'Accademia Flautistica di Reggio Calabria per la grande dimostrazione di fiducia nei miei confronti.
Hai dei progetti particolari che vuoi realizzare o settori in cui vuoi concentrarti?
Questo 2024 è partito alla grande poiché mi sono lanciata in un ambito quasi del tutto inesplorato -da me- che è quello della musica contemporanea. Fino a poco tempo fa quasi non credevo di avere il coraggio di accostarmi ad alcune partiture dal linguaggio così complesso, ora invece posso dire di esser fiera di aver intrapreso questo percorso e di stare scoprendo un mondo che sento mi farà crescere tanto. Questo anche perché ho trovato una super guida, la Maestra Alessandra Rombolà, che con il suo carisma e la sua preparazione -nonché con la sua perseveranza da brava didatta- rende ogni lezione stimolante e affascinante. Ringrazio il Maestro Alessandro Carere che ha avuto la brillante idea di avviare questo corso annuale specifico di flauto contemporaneo, tenuto da una figura esperta nel settore, proprio presso l’Accademia Flautistica di Reggio Calabria, assolutamente necessario a chi vuole dedicarsi al repertorio degli ultimi decenni.
Un altro desiderio è quello di riprendere dal cassetto il mio traversiere, il cui studio ho intrapreso durante il biennio a Bruxelles. È uno strumento che necessita molta costanza e dedizione e che purtroppo, per mancanza di tempo, ho dovuto momentaneamente mettere da parte.
Insomma, sarebbe bello lavorare su due fronti, quelli estremi, viaggiare da un capo all’altro attraverso secoli di storia, osservare da dove siamo partiti fino a rincorrere le tendenze musicali così velocemente in evoluzione.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai già qualcosa in mente che vorresti realizzare?
Per il futuro mi piacerebbe riuscire ad aprirmi più porte, conoscere diverse realtà musicali, entrare in contatto con tante persone. Ogni nuova esperienza mi arricchisce culturalmente e personalmente, per questo sento la necessità di allargare i miei confini verso nuove opportunità. Dopo tanta attività soprattutto in orchestra, sto riscoprendo la gioia di suonare in varie stabili formazioni da camera, e sarei davvero curiosa di crearne delle altre, scoprirne i colori, le potenzialità, i repertori. E perché no, non mi dispiacerebbe affatto iniziare ad esplorare e ad entrare nell'affascinante e complesso giro della musica contemporanea.
Grazie mille per la tua ispirazione e ancora una volta congratulazioni per la tua vittoria. Ti auguriamo il meglio per il futuro!!